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Poesie e pensieri di un’anima fragile

Autore: Zito Letizia
5

Il prezzo originale era: €14,00.Il prezzo attuale è: €13,30.

Versi nati come espressione di forza, come un canto di liberazione che l’autrice ha voluto comunicare tra le pagine di questo libro.

La scrittura intesa come terapia, come sinonimo di ribellione ma anche di gioia.

La poesia che aiuta a respirare, a vivere meglio, che invita alla calma, a un ritmo più lento, dando ascolto a ciò che si ha dentro, alla propria essenza.

Informazioni aggiuntive

Autore

Copertina flessibile

56 pagine

Editore

Extraverso

Isbn

9791281376083

Lingua

Italiano

Acquistabile con

Carta della Cultura Giovani e Carta del Merito
Carta del Docente

5 recensioni per Poesie e pensieri di un’anima fragile

  1. Gianni kon

    Non mi soffermero’ sull’autrice e nemmeno sulle poesie contenute in questa silloge perché sarete voi , se vorrete , a scoprirle…
    Una cosa è certa:
    Vi è un piccolo cuore fra queste pagine:
    Poggiate l’orecchio e lo sentirete battere,
    Poggiateci il dito e lo sentirete pulsare,
    Adagiateci il cuore e tutto l’amore vi entrerà come un fulmine a ciel sereno.
    P.s. ho messo 5 stelle perché amo il firmamento e ne troverete un bel po’ qui dentro.

  2. Francesco

    Una raccolta di emozioni autentiche, viscerali, spontanee, messe in rima con passione e semplicità portando il lettore a riflettere e a immergerlo nel profondo dell’anima. I sentimenti quelli veri come: l’amore, l’amicizia, la felicità, l’ansia, la paura, tutti condensati in poche pagine ma intrise di significato. Grazie per queste carezze per l’ anima. Aspetto una nuova raccolta per continuare a meditare!

  3. Ezio Falcomer

    Si può poetare mettendo una pesante ipoteca sul “niente” della realtà, sull’inconsistenza di amori e sentimenti, su una sospetta predominanza del “male” e sulla scarsa attendibilità dell’io poetico e degli stessi rapporti umani? (“”Mio caro amico, non fidarti di me, tu sembri così fragile, ed io mi sento così insensibile ai sentimenti altrui, una bella e incantatrice sirena che attrae i navigatori e fa in modo che le loro navi si distruggano sugli scogli, o forse la fragile sono io, forse è la mia nave ad essersi infranta. […]. È così sottile a volte il confine tra usare ed essere usati, abusare o essere abusati””, da “Fragile”). Senza i sentimenti c’è l’utilitarismo, il consumo reciproco fra ego fragili, la predazione, l’abuso. “”Le poesie e pensieri di un’anima fragile””, di Letizia Zito sono un’originale e fine perlustrazione sugli esiti di questa premessa. Esiti non scontati, contraddittori, un’indagine sul disagio (e sul piacere) procurato da problematiche condizioni di partenza. L’autrice ci trascina nei vicoli di una casba dalle mille rifrazioni e da inaspettate suggestioni. Intanto cos’è lo scrivere per Zito? Impellenza, sopravvivenza, terapia, immortalità addirittura (“” “Scrivere è l’unica pozione / che per magia / mi renderà immortale”, / disse felice il tale. / Quindi scriverò di me e / dei miei personaggi / affinché io non sparisca / mai da questi paesaggi””.) Lo scrivere è anche un guadagnare costantemente un “altrove”. “”È strano come io abbia bisogno, / costantemente di un altro sogno. / Ma sì vi prego fatemi sognare, / è il solo modo per poter viaggiare / nei tanti labirinti del mio cuore. / Ecco, basta un istante e sono altrove). La poesia di Zito è un continuo registrare dati sperimentali che fanno sospettare dell’insensatezza del mondo interiore ed esteriore. Come direbbe Pessoa, l’aleatorietà del reale lo rende inattingibile (“Mi perdo se mi incontro, dubito se trovo, non possiedo se ho ottenuto. Come se passeggiassi, dormo, ma sono sveglio. Come se dormissi, mi sveglio, e non mi appartengo. In fondo la vita è in se stessa una grande insonnia e c’è un lucido risveglio brusco in tutto quello che pensiamo e facciamo””, da “Il libro dell’inquietudine”.) Solo la passione e l’emozione per Letizia Zito rendono significante l’esperienza mondana (“Il fuoco santo della passione, / ci prende e ci riempie di emozione”). Altrimenti tutto è “malinconia” che “avvolge” un “caos che mi porto / sempre nella mente”. Il femminile mitologico soccorre l’assurdo del mondo donando vitalità e colore avventuroso (“Ma costantemente mi spuntano le ali, o la coda. / E quindi divento uccello, sirena o creatura fatata. / Catturo magia, combatto l’ipocrisia con la fantasia.”). E se il male prendesse le fattezze del Doppelgänger, del doppio dai tratti sinistri? Centrale e illuminante è la poesia “Gemella” tesa a presentare una personalità dal carattere un po’multiplo, dove il doppio vuole assumere il comando e allontanare l’io dal mondo degli affetti, dell’amore, dell’amicizia (“”Dentro di me / c’è una minaccia. / Una strana creatura, / sembra di ghiaccio. / Mi vuole diversa, / fredda e sprezzante. /… / È la mia gemella, la devo accettare, / prendere lei con tutto il suo male””). Questa anima fragile ha delle fonti di forza cospicue, solide difese psicologiche basate sull’indipendenza, sullo sguardo freddo, disilluso, potenzialmente cinico ma teso alla sopravvivenza in un mondo dove la parola “male” è ricorrente assieme alla parola sorella “niente”, in cornici di “apatia” (“Vivo nel limbo del niente, / sento la mia anima dormiente. Se non fosse per questa energia, / che si ribella a tutta questa apatia”). Apatia rima con anestesia, “assenza”, “apnea”, dove il non sentire contiene l’energia in eccesso di un io fragilmente forte, vittima del “male” ma sottilmente lucido, difeso dalle minacce dell’altro, del mondo sociale (“”Ecco arriva, con veemenza / quella voglia di assenza. / Assentarsi è un’esigenza. / Annullare ogni contatto. / Controllar persino il tatto. / Esser nulla, indifferente””).

  4. LORENZO

    Acquisto un po’ diffidente un libro di poesie.
    
C’è sempre (ed è stata) una prima volta.
    Il titolo poi non promette, perché queste storie dell’anima, e fragile poi, mi scagliano verso un tempo di scritti adolescenziali scarabocchiati sul diario del ginnasio dove tutto il mondo era Io, la mia anima e Io, quel ragazzo ed Io, Io, Io.
    Però qui l’autrice -sembrerebbe- fra i vari atti di coraggio, ha anche voluto immergersi in questo mondo, credo affollatissimo, fatto proprio di Anime e di Io trasformate in poesia, senza curarsi del fatto che, ad un ignorante come me o peggio ad un chierico istruito, l’argomento possa sembrar ritrito.
    Ed infatti ti fidi, leggi e ti convinci.
    Perché il tema quello è, ma improvvisamente diviene fresco ed energico, e convincente.
    La ragazza scrive perché la spinta c’è, eccome; ed essa esce fuori seria, nell’urgenza di dire, come fatto drammatico ma da risolvere, come offerta al terribile mondo di fuori di una soluzione comunque da trovare.

    C’è generosità in questo, perché la fragilità e l’urgenza si curano meglio, credo, nel silenzio della propria introversione; l’esternarle le complica, le mette in gioco con il mondo.
    Letizia Zito rischia e riesce, perché dalla sfida personale (si capisce che è così) ella riesce a far scaturire un mondo alla fine non male, ogni tanto fiducioso, quasi sempre calibrato e cosciente, in qualche caso addirittura allegro.
    E poi mi è piaciuto molto l’uso adeguato della rima, dentro la struttura dei versi sciolti, a richiamare ritmo e cadenza del poetare: forse complicando la vita di chi scrive, ma dando piacere e chi legge.

    Ho comprato per la prima volta un libro di poesie e non rivoglio indietro i soldi.

  5. LORENZO

    Acquisto un po’ diffidente un libro di poesie.

    C’è sempre (ed è stata) una prima volta.
    Il titolo poi non promette, perché queste storie dell’anima, e fragile poi, mi scagliano verso un tempo di scritti adolescenziali scarabocchiati sul diario del ginnasio dove tutto il mondo era Io, la mia anima e Io, quel ragazzo ed Io, Io, Io.
    Però qui l’autrice -sembrerebbe- fra i vari atti di coraggio, ha anche voluto immergersi in questo mondo, credo affollatissimo, fatto proprio di Anime e di Io trasformate in poesia, senza curarsi del fatto che, ad un ignorante come me o peggio ad un chierico istruito, l’argomento possa sembrar ritrito.
    Ed infatti la segui, leggi e ti convinci.
    Perché il tema quello è, ma improvvisamente diviene fresco ed energico, e convincente.
    La ragazza scrive perché la spinta c’è, eccome; ed essa esce fuori seria, nell’urgenza di dire, come fatto drammatico ma da risolvere, come offerta al terribile mondo di fuori di una soluzione comunque da trovare.

    C’è generosità in questo, perché la fragilità e l’urgenza si curano meglio, credo, nel silenzio della propria introversione; l’esternarle le complica, le mette in gioco con il mondo.
    Letizia Zito rischia e riesce, perché dalla sfida personale (si capisce che è così) ella riesce a far scaturire un mondo alla fine non male, ogni tanto fiducioso, quasi sempre calibrato e cosciente, in qualche caso addirittura allegro.
    E poi mi è piaciuto molto l’uso adeguato della rima, dentro la struttura dei versi sciolti, a richiamare ritmo e cadenza del poetare: forse complicando la vita di chi scrive, ma dando piacere e chi legge.

    Ho comprato per la prima volta un libro di poesie e non rivoglio indietro i soldi.

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